METODOLOGIA S.A.P.E.R.E.

Spazi Aperti di Progettazione e Riflessione Educativa

S.A.P.E.R.E è una comunità di pratica e di apprendimento che opera quale motore di ricerca ed innovazione rispetto a progetti educativi complessi, che richiedono l’interazione di diverse istituzioni e di diverse figure professionali.
La comunità dei professionisti viene coinvolta all’interno dello Spazio S.A.P.E.R.E. nell’ottica dell’attivazione di una Ricerca Azione Partecipata, essendo i docenti i primi ricercatori nel campo dell’educazione. All’interno della letteratura di riferimento (solo perché mi sembra un po’ lungo il periodo e si ripete più volte ricerca), Smith e Lytle (2009) sostengono che la ricerca ad opera dei professionisti dell’istruzione dovrebbe essere riconosciuta come una preziosa risorsa nel campo dell’educazione. In questo senso un insegnante che ricerca e apprende sta compiendo un atto politico autentico e apartitico verso la valorizzazione delle proprie competenze e del proprio ruolo. Tale prospettiva di ricerca presuppone che “gli insegnanti siano gli agenti e la fonte della riforma educativa e non gli oggetti di tale riforma” (Pine, 2009).
La Ricerca Azione Partecipata proposta agli insegnanti è condotta in collaborazione tra le Scuole, l’Associazione Maestri di Strada, l’Università degli Studi di Napoli Federico II, per la cura degli aspetti psicologici, e l’Università Suor Orsola Benincasa, rispetto al versante più squisitamente pedagogico.

Quali scopi persegue il Gruppo S.A.P.E.R.E.?

1. Sviluppare l’autonomia della professione docente rafforzando l’esperienza del professionista riflessivo:

  • Promozione dell’osservazione pedagogica e del suo utilizzo nella didattica;
  • Sollecitare le attività riflessive e di pensiero riguardanti le pratiche didattiche;
  • Valorizzazione di attività professionali di gruppo tra i docenti.

2. Promuovere il benessere di docenti e allievi sviluppando e sostenendo pratiche di condivisione:

  • Provare a sviluppare insieme metodi di lavoro per affrontare le difficoltà di relazione in classe e diminuire il disagio dei docenti e degli allievi;
  • Trovare le mediazioni necessarie a lavorare nelle condizioni esistenti quando non è possibile immaginare che queste cambino;
  • Costruire insieme, poiché ci sono più occhi che guardano, un’immagine complessa degli allievi per capire meglio come interagire con loro;

3. Promuovere la cooperazione attraverso la ricerca e l’integrazione di differenti metodologie didattiche:

  • Utilizzare le facoltà metaforiche della mente per costruire spazi simbolici – o spazi traslati – in cui, sia i giovani sia i docenti, possano stabilire nuove connessioni tra le proprie emozioni e quanto vanno apprendendo dalle discipline. Attraverso queste esperienze si rallenta l’urgenza del fare e si favorisce lo sviluppo del pensiero riflessivo;
  • Rafforzamento della metodologia laboratoriale come modalità di lavoro finalizzata a favorire la riattivazione del desiderio di apprendere e l’inclusione dei giovani alunni demotivati;
  • Utilizzare le nuove tecnologie per sostenere la flessibilità dei percorsi, la loro personalizzazione, la trasparenza della valutazione, la leggibilità delle qualifiche.
     
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